Che ruolo ha la Telemedicina nel nuovo Decreto Ministeriale della Sanità?

Dopo lunghi mesi di lavoro, lo scorso 25 febbraio il Ministero della Salute ha trasmesso alle Regioni i nuovi standard per l’assistenza sanitaria sul territorio che indicano come dovranno essere organizzate e con quanto personale le cure sul territorio nazionale. I punti sono contenuti nella bozza del DM 71, il decreto ministeriale che rappresenta la riforma dell’assistenza sanitaria territoriale ed ha tratto ispirazione dal nuovo Patto per la Salute.

La riforma fornirà le linee guida su come dovranno essere spese le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinate al settore sanitario, in arrivo nei prossimi mesi.

I provvedimenti del DM partono dalle sfide attuali del Sistema Sanitario Italiano, messo duramente alla prova dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha portato alla luce i gravi problemi strutturali presenti nel settore già prima del 2020 e di cui lo stesso Ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva discusso durante l’audizione dello scorso 15 febbraio:

 

"La pandemia ha reso ancora più evidenti 3 limiti preesistenti: il ritardo del servizio sanitario nazionale, il deficit digitale della sanità italiana, la crescita della diseguaglianza negli accessi all'assistenza".

- Roberto Speranza, Ministro della Salute

 

Sono queste le tre maggiori sfide che lo Stato e le Strutture Sanitarie cercheranno di affrontare grazie agli investimenti di 19,7 miliardi previsti dal PNRR e ai nuovi provvedimenti che saranno resi effettivi entro il prossimo 30 giugno 2022. A vigilare sarà l’Agenas che presenterà una relazione semestrale.

Cosa definirà il documento? Qual è il ruolo della Telemedicina?

Il PNRR dedicato alla salute prevede che il finanziamento sia articolato secondo le seguenti aree per garantire una buona copertura di assistenza sanitaria territoriale:

 

  • Reti di prossimità;
  • Strutture intermedie;
  • Telemedicina;

Reti di prossimità

Il documento disegna la cosiddetta “Sanità di prossimità”. Una delle modifiche più rilevanti annunciata dal Decreto Ministeriale riguarda l’assistenza sanitaria territoriale, insieme alle modalità e gli attori competenti che rappresenteranno il punto di riferimento dei cittadini. Il punto cardine del documento è proprio la componente sociale che, svolgendo un ruolo fondamentale, comprende dai consultori familiari, alle reti delle cure palliative sino agli ospedali di territorio. Sono previsti inoltre ingenti investimenti, pari a circa 7,9 miliardi di euro, che serviranno a ridurre la distanza tra i professionisti della salute e i cittadini. 

Di questi, 2 miliardi previsti dal PNRR sono destinati a costruire circa 1.300 Case di Comunità entro la metà del 2026,  strutture fisiche in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti della salute come gli assistenti sociali. Queste infrastrutture potranno curare gli italiani vicino casa e le Regioni hanno dato il via libera al primo passo anche verso una riforma per i medici di famiglia che dovranno uscire dai loro studi almeno 6 ore a settimana per lavorare dentro queste nuove strutture assistenziali, di fatto cuore delle cure sul territorio.

Strutture intermedie

La seconda linea di investimento mira al potenziamento dell’assistenza intermedia a livello territoriale attraverso la creazione dell’Ospedale di Comunità, una struttura sanitaria territoriale destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e degenze di breve durata. L’investimento prevede la realizzazione di 381 Ospedali di Comunità e consentirà di fornire un servizio personalizzato, accrescendo la produttività delle strutture sanitarie e degli altri fornitori di servizi assistenziali, ridefinendo “chi fa cosa” e migliorando la qualità dei servizi sanitari forniti ai cittadini.

Telemedicina

Questo avvicinamento tra cittadino e assistenza sanitaria, secondo il Decreto, può essere colmato attraverso numerose iniziative. Una di queste è rappresentata dal ruolo del digitale, che ha il doppio scopo di snellire il sistema sanitario e facilitare l’accesso alle cure da parte dei cittadini. In quest’ambito, la telemedicina gioca un ruolo di prim'ordine perché, come si legge nella bozza del Decreto Ministeriale che verrà vagliata nella Conferenza Stato-Regioni del 2 Marzo, “rappresenta un approccio innovativo alla pratica sanitaria” che consente “l’erogazione di servizi e prestazioni a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione”. Un approccio di tale portata innovativa richiama non soltanto la telemedicina ma, tra gli altri, anche la gestione a distanza del paziente e l'Internet of Medical Things.

Perché la telemedicina è così importante?

La filosofia fondante la nuova riforma del Sistema Sanitario Nazionale, che ruota intorno alla necessità di una rete assistenziale integrata capillarmente su tutto il territorio, presuppone necessariamente l’utilizzo di tecnologie informatiche e digitali. Lo sviluppo della telemedicina è perciò da considerare un elemento abilitante per l’attuazione della riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Nel Decreto sono delineati diversi obiettivi strategici in ambito sanitario, conseguibili attraverso la telemedicina, tra cui: 

 

  1. La riduzione delle distanze tra operatori sanitari e pazienti e tra operatori sanitari stessi;
  2. La diagnosi precoce dell’evento acuto;
  3. L’efficientamento delle prestazioni assistenziali erogate in zone interne e/o disagiate,, offrendo servizi di prossimità che aumentino l’appropriatezza e l’aderenza terapeutica;
  4. La correlazione degli interventi per una presa in carico integrata tra ospedale e territorio, anche assicurando processi di de-ospedalizzazione (quali ad esempio le dimissioni protette);
  5. La collaborazione tra gli operatori appartenenti alle diverse reti assistenziali ospedaliere e territoriali, consentendo una più efficace ed efficiente operatività dei gruppi di lavoro, in particolare per tutti quei contesti nei quali la multidisciplinarietà è elemento essenziale per una corretta presa in carico e gestione dell’assistito.

In buona sostanza, nell'ambito di questo progetto innovativo, atteso da lungo tempo nella Sanità italiana, la telemedicina agisce da collante: è l’insieme di tecnologia e organizzazione che, se inclusa in una rete di cure coordinate, contribuisce in modo rilevante a migliorare la capacità di risposta della rete assistenziale territoriale. In quest’ottica, il Decreto prevede infatti l’istituzione di un fondo di 12,33 miliardi di euro per la ricerca e la formazione del personale.

Conclusioni

Nel disegno di riorganizzazione del D.M. 71, la telemedicina diviene di fatto parte integrante del progetto di salute del paese che si propone di rinnovarsi intorno al singolo assistito, ai suoi bisogni ed esigenze. La pandemia da COVID-19, mettendo a dura prova il Sistema Sanitario nazionale, ha fatto emergere l’importanza del potenziamento della sanità digitale, sia per i centri medici che per i professionisti. 

Le sfide sono molte, ma il cambiamento culturale è in atto; una volta compreso il valore aggiunto della telemedicina, si tratterà di applicarla nel modo più efficiente possibile. i pazienti moderni, anche a causa del biennio pandemico, sono già più digitalizzati di quanto non lo siano molti operatori di settore che provvedono al loro stato di salute. 

 

Giacomo Tritto
Roberta Farruggia

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